Agriumbria rassegna stampa
 
 
SANSA D’OLIVA DENOCCIOLATA, PERFETTA PER I RUMINANTI
L'allevatore Magazine - Associazione Italiana Allevatori - Speciale Agriumbria Marzo 2012
L'allevatore Magazine - marzo 2012
L'allevatore magazine - Speciale Agriumbria 2012
L'allevatore Magazine - Sansa d’oliva denocciolata, perfetta per i ruminanti
L'allevatore magazine - Sansa d’oliva denocciolata, perfetta per i ruminanti
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Miscelata al fieno di medica per essere poi essiccata e pellettata, è una materia prima di sicuro interesse per l’alimentazione animale. Lo confermano i risultati di una sperimentazione condotta da 3A Parco tecnologico agroalimentare con la collaborazione del Dipartimento di biologia applicata dell’Università di Perugia
A cura di 3A-PTA e con la collaborazione del Dipartimento di biologia applicata dell’Università di Perugia

Nel bacino del Mediterraneo è coltivato il 98% della superficie mondiale desti-nata alla coltura dell’olivo, dalla quale si ottiene annualmente circa il 76% della produzione mondiale di olio ed un’elevata quantità e varietà di reflui.
Il loro reimpiego è fortemente condizionato dall’economicità e dalla praticabilità del recupero. In particolare le sanse costituiscono insieme alle acque di vegetazione un prodotto secondario che genera costi di tipo ambientale, non essendo più l’olio da esse estratto di interesse delle industrie agro-alimentari.
Per le loro peculiarità le sanse hanno da sempre suscitato l’interesse da parte degli allevatori nell’alimentazione animale, nonostante la limitata digeribilità dovuta all’elevato contenuto di lignina determinato dalla presenza del nocciolino. Invece la sansa vergine privata del nocciolino migliora il proprio valore nutritivo con la riduzione del livello di fibra ed in modo particolare della lignina che passa dal 28,9% della s.s. a circa il 16% a seconda della capacità del denocciolatore posto a valle dell’impianto. Un prodotto simile, ricco di lipidi (dal 10 ad un 16% sulla sostanza secca) e con un limitato livello di lignina può essere considerato di sicuro interesse nell’alimentazione animale.

Ricerca da hoc
Ricerca da hoc In tal senso, la Regione Umbria ha finanziato attraverso la misura 124 del Psr il progetto di sperimentazione “Valorizzazione della sansa vergine denocciolata attraverso la messa a punto di un integratore mangi-mistico da impiegare nella alimentazione dei ruminanti (ovini e bovini)” coordinato da 3A Parco tecnologico agroalimentare con la collaborazione del Dipartimento di biologia applicata e di scienze economiche ed estimative e degli alimenti dell’Università di Perugia, sezione di Scienze zootecniche e sezione di Tecnologie e biotecnologie degli alimenti. Le fasi di messa a punto delle formulazioni e di caratterizzazione dei mangimi da impiegare nelle prove dei mangimi, nonché le fasi di conduzione delle prove su ovini e di valutazione delle performance produttive, dello stato sanitario degli animali e di caratterizzazione del latte e del formaggio prodotto, e infine le fasi di conduzione delle prove su bovini da carne, di valutazione delle performance produttive, dello stato sanitario degli animali e di caratterizzazione della carne prodotta che prevedono l’impiego della sansa denocciolata ed essiccata nell’alimentazione di ruminanti quali ovini da latte e bovini da carne è stata svolta con la stretta e proficua collaborazione sia di aziende zootecniche sia di frantoi e di industrie di essiccazione dei foraggi. Nell’ambito della sperimentazione la sansa è stata essiccata previa la miscelazione con fieno di medica nel corso di due campagne olearie (2010- 2011) e successivamente essiccata e pellettata in un impianto di essiccazione per erba medica al fine di renderla facilmente disponibile per l’alimentazione animale. I risultati preliminari del lavoro svolto mettono in evidenza come il prodotto ottenuto (mix sansa più fieno) presenti dal punto di vista della composizione chimica un contenuto in lipidi che oscilla dal 6,5 al 12% in funzione della percentuale di fieno necessario ad aumentare fino a valori prossimi al 45% il contenuto in sostanza secca del mix prima dell’essiccazione; un contenuto in Ndf che varia dal 48 al 52% in funzione delle caratteristiche della sansa e del fieno impiegati; un contenuto di lignina che va dal 9 al 15% in funzione del quantità di nocciolino presente nella sansa di origine. Il livello di proteina grezza è risultato essere fortemente influenzato dal suo contenuto nel fieno, presentando valori che comunque sono risultati essere fra l’1 ed il 12%.

Bovini da carne
Nella carne dei vitelloni alimentati con una dose crescente del mix (700 e 1.300 g/ capo/giorno) nella fase di finissaggio non si sono evidenziate differenze statisticamente significative rispetto alla carne del gruppo controllo in termini di caratteristiche reologiche e stabilità del colore, mentre interessante appare l’aumento del contenuto in acido oleico e del rapporto insaturi/saturi della frazione lipidica. Altrettanto interessanti appaiono i risultati relativi alle performance di allevamento che non hanno evidenziato differenze statisticamente significative fra i gruppi sperimentali considerati, mettendo in evidenza come, applicando un prezzo al mix pari a 80 euro/tonnellata, il costo della razione giornaliera fosse più basso per i gruppi che assumevano san-sa, con una minore incidenza del costo alimentare per chilo-grammo di carne prodotta. Al momento della pubblicazione del presente articolo sono ancora in fase di valutazione e non definitivi i dati riguardanti il contenuto in polifenoli nella carne prodotta dai capi alleva-ti durante la sperimentazione e la stabilità ossidativa della stessa. I dati, di sicuro interesse, saranno presentati nel convegno che si terrà ad Agriumbria 2012. Il dato già certo è che nelle sanse vergini di oliva così come nelle acque di vegetazione sono stati individuati gli stessi composti di natura fenolica caratteristici degli oli vergini di oliva, che presentano spiccate proprietà antiossidanti. Appare evidente che per quanto riguarda il ruolo che tali composti possono giocare sulla carne e sul latte e, di conseguenza, sulla salute dell’uomo, fondamentale è la possibilità di una loro inclusione in quantità importanti nella dieta degli animali.

Pecore da latte
Le prove effettuate sulle pecore da latte forniscono a riguardo interessanti spunti di riflessione e confermano i presupposti metodologici e sperimentali applicati nel progetto: al mix sansa-fieno, somministrato in ragione del 20% sul concentrato, è stato aggiunto il 10% di seme di lino laminato al fine di verificare l’effetto dell’aggiunta di sansa in un concentrato volto ad arricchire il latte di acidi grassi polinsaturi (Pufa) n-3.
Il confronto, effettuato anche con un concentrato arricchito con il 45% del mix sansa più fieno e con un concentrato privo di entrambi i componenti, ha evidenziato un più elevato livello di Pufa n-3 rispetto a quello prodotto dal gruppo sansa e controllo. Ma se fin qui il dato appare scontato, diversa è la situazione per quanto riguarda i valori: infatti il contenuto in Pufa n-3 appare molto simile a quello riscontrato in al-tri lavori nei quali era previsto un maggiore apporto di lino e conferma quanto osservato da Roscini et al. (2011) in latte di pecore alimentate con diversi livelli di lino laminato e paté di olive: in pratica i polifenoli della sansa migliorerebbero l’assorbimento degli acidi grassi polinsaturi riducendo, di fatto, anche il costo dell’integrazione alimentare.
In merito alle interazioni probabili tra microflora ruminale e sostanze polifenoliche, interessante appare anche un altro risultato: quello del livello di urea nel latte che risulta inferiore in quello degli animali trattati con sansa, a conferma di quanto osservato anche da altri autori in diete che prevedevano l’inclusione di tannini.
Tale dato è di sicuro interesse dal punto di vista del migliore assorbimento da parte degli animali delle proteine ingerite con la dieta con una conseguente riduzione dell’azoto escreto: aspetto questo di enorme interesse ambientale.
In conclusione, sebbene i risultati della sperimentazione siano ancora parziali, la possibilità di impiegare le sanse denocciolate nell’alimentazione dei ruminanti con l’obiettivo di valorizzare la componente antiossidante oltre a quella lipidica, appare di sicuro interesse economico anche nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.